IL GIUDIZIO DELLA SACRA SCRITTURA E DELLA DOTTRINA DELLA CHIESA CATTOLICA SULLE PRATICHE OCCULTE Catechesi a cura dell’Associazione Internazionale Esorcisti

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IL GIUDIZIO DELLA SACRA SCRITTURA E DELLA DOTTRINA DELLA CHIESA CATTOLICA SULLE PRATICHE OCCULTE

Catechesi a cura dell’Associazione Internazionale Esorcisti

Si rimane davvero sorpresi per la frequenza dei riferimenti con cui nella Sacra Scrittura, Dio ci mette in guardia dalle diverse forme dell’occultismo.

Nel libro del Levitico 19,26 dice Dio: “Non praticherete alcuna sorta di divinazione e di magia”; e al cap. 19, 31: “Non vi rivolgete ai negromanti né agli indovini; non li consultate per non contaminarvi per mezzo loro. Io sono il Signore vostro Dio”. E nel libro del Deuteronomio 18, 12 dice ancora: “Non si trovi in mezzo a te…chi esercita la divinazione o il sortilegio o il presagio o la magia, né chi faccia incantesimi, né chi consulti i negromanti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose mi è in abominio”. Ricordiamo la lotta tra i maghi d’Egitto e Mosè che è descritta nei capitoli 7-8 del libro dell’Esodo, dove vediamo come Mosè -che agiva per volontà e mandato di Dio- era contrastato dai maghi del faraone. E sappiamo come Dio, attraverso Mosè, umiliò il faraone e i suoi maghi.

Una volta giunto nella terra promessa, il popolo, nonostante le grandi opere che Dio aveva fatto in suo favore, influenzato dalle popolazioni circostanti nelle quali erano diffusissime le pratiche magiche e idolatriche, spesso era tentato di rivolgersi ad altre fonti al di fuori di Dio per ascoltare quelle inquinate dei negromanti, che evocavano i morti, degli indovini, degli incantatori e dei falsi profeti.

Nella Sacra Scrittura i veri profeti di Dio Isaia, Geremia, Osea e altri collocano le pratiche magiche fra i comportamenti infedeli del popolo e dichiarano che gli indovini, i negromanti e gli stregoni fuorviano il popolo con l’idolatria.

Il profeta Isaia in particolare denuncia il comportamento del popolo che invece di trovare nella parola di Dio, la luce del proprio cammino, si ribellava a Lui e lo provocava cercando aiuto in culti idolatrici in onore degli dei “sacrificando alle divinità nei giardini, offrendo incenso sui mattoni” e “abitando nei sepolcri”, cioè prendendo sonno sui sepolcri pensando così di ricevere comunicazioni da parte dei morti, oppure “passando la notte in nascondigli” o “caverne”, per avere un oracolo da uno spirito o da un morto. Leggiamo al cap. 65 vv. 2-4 e v. 12 del libro del profeta Isaia: Dice il Signore: «Ho teso la mano ogni giorno a un popolo ribelle; essi andavano per una strada non buona, seguendo i loro capricci, un popolo che mi provocava sempre, con sfacciataggine. Essi sacrificavano nei giardini, offrivano incenso sui mattoni, abitavano nei sepolcri, passavano la notte in nascondigli […]. Avete fatto ciò che è male ai miei occhi, ciò che mi dispiace avete scelto».

A Geremia, Dio rivolse questa parola per il suo popolo: «Non date retta ai vostri profeti (qui Dio si riferisce a quelli che si facevano considerare profeti, ma che lui non aveva inviato e cioè i falsi profeti), indovini, sognatori, maghi e stregoni» (Ger 27, 9).

Ezechiele, annuncia la maledizione sulle false profetesse, che in realtà operavano pratiche magiche che talvolta avevano come scopo anche provocare la morte (leggi: Ez 13 vv. 18-23).

Annunciando la venuta nel mondo del Messia, Dio proclama attraverso Michea che dal nuovo popolo d’Israele dovrà scomparire ogni traccia di pratiche magiche che sono in aperto contrasto con la fiducia che deve essere riposta in Dio solo: «Ti strapperò di mano i sortilegi e non avrai più indovini» (Mi 5,11); attraverso Malachia Dio annuncia il suo giudizio su chi travia il popolo con la magia: «Io mi accosterò a voi per il giudizio e sarò un testimone pronto contro gli incantatori» (Mal 3, 5).

Continuando a scorrere le pagine dell’Antico Testamento, vediamo nel Primo libro di Samuele al cap. 28, vv.5-25, come lo stesso re Saul che aveva stabilito fuorilegge i negromanti e gli indovini, si lasciò tentare dal consultarne uno perché gli evocasse Samuele. Questo episodio fu quello che causò il definitivo rigetto di Saul da parte di Dio.

Un episodio che infonde tanta serenità in coloro che amano Dio e fanno la sua volontà, è quello del mago Balaam che su richiesta di Balak, mentre si accingeva a maledire il popolo d’Israele, Dio glielo impedì e addirittura fece scendere il suo spirito su di lui perché invece di maledire, benedicesse per tre volte Israele e perché profetizzasse come un vero profeta. La Sacra Scrittura chiude la descrizione di questo avvenimento con queste parole: «Poiché non vi è sortilegio contro Giacobbe e non vi è magia contro Israele: a suo tempo vien detto a Giacobbe e a Israele che cosa opera Dio» (Nm 23, 23). Il libro del Deuteronomio aggiunge che se anche fossero lanciate maledizioni contro i servi del Signore, esse ricadranno per opera di Dio stesso sui loro nemici: «Il Signore tuo Dio farà cadere tutte queste imprecazioni sui tuoi nemici e su quanti ti odieranno e ti perseguiteranno» (Dt 30,7).

Quando Gesù venne nel mondo, la sua predicazione e successivamente quella degli Apostoli, fu in sé stessa un antidoto contro le usanze pagane e le varie pratiche magiche.  Gesù disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8, 12). Se Gesù è venuto a liberare l’uomo dalle tenebre e da tutto ciò che porta l’uomo nelle tenebre, allora Gesù è venuto a liberarci anche dalle pratiche occulte che non solo non salvano l’uomo, ma  sono una via che permette al demonio di portare l’uomo sotto il suo potere distruttivo. Nelle pagine del Nuovo Testamento, come leggiamo in Lc 22, 53 e in Col 1,13, il potere del demonio è indicato come potere delle tenebre per l’odio che egli porta alla luce che è Cristo Gesù e per lo sforzo di attrarre gli uomini alle proprie tenebre.  È proprio anche abbracciando queste pratiche che l’umanità precipita nella più terribile oscurità.

Gesù ha diffuso la sua luce nel mondo annunciando il Regno di Dio, invitando alla conversione e confermando tale annuncio con guarigioni miracolose di persone affette dalle più diverse malattie e scacciando i demoni, cioè liberando persone possedute dal demonio. Gli esorcismi di Gesù non hanno nulla a che fare con la magia: anzi, ne sono l’antitesi. Gli esorcismi di Gesù sono azioni salvifiche che si discostano radicalmente da ogni pratica magica. Infatti, mentre la magia opera con la pretesa di servirsi del mondo degli spiriti, per influire sugli avvenimenti e sulle persone, Cristo Gesù invece opera in virtù della propria potenza divina. La magia, quando non si tratta di semplice imbroglio, opera implicitamente o esplicitamente, evocando l’azione di Satana e degli spiriti demoniaci che Cristo Gesù, essendo Dio, caccia con la sola forza della sua parola. Anche il potere che Gesù ha conferito ai suoi discepoli e alla Chiesa di cacciare i demoni nel suo nome, sono esercizio del suo potere salvifico perché la reale espulsione dei demoni può essere solo opera di Dio e della sua potenza. Quindi quando Gesù caccia i demoni, rivela che nella sua persona si manifesta la presenza di Dio e l’ingresso del suo Regno tra gli uomini per sottrarli al dominio di Satana. Gli esorcismi di Gesù e quelli che Egli ha comandato alla sua Chiesa di operare nel suo nome, sono un segno perciò della venuta del Regno di Dio nel mondo, della sua attività salvifica tra gli uomini, dell’amore senza limiti che Dio ha per gli uomini e della Sua vittoria su Satana. Per questo Gesù disse: «Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto tra voi il Regno di Dio» (Mt 12, 28). Gesù cacciando i demoni si discosta radicalmente non solo da ogni pratica magica, ma anche dagli esorcisti del mondo ebraico del suo tempo, i quali avevano l’unico scopo di liberare le persone da influssi diabolici; non c’era traccia negli esorcisti contemporanei di Gesù di un qualsiasi legame tra l’espulsione dei demoni e la venuta del Regno di Dio.

Un particolare da notare è che i Vangeli descrivono molto l’attività esorcistica di Gesù e ci dicono che Gesù ha fatto esorcismi sia in territorio ebraico che fuori del territorio ebraico, ma non ci dicono nulla circa le cause della possessione diabolica.

Alla luce di quanto abbiamo esaminato nella storia dell’antico popolo di Dio, sovente tentato di darsi sia a pratiche magiche sia a pratiche idolatriche (con il culto ai falsi dei), riteniamo che alcune persone che Gesù, nella sua bontà, ha liberato dal potere del demonio, erano state ad egli soggetto a causa dell’occultismo praticato o subito anche ai tempi del Messia. Seppure, tali pratiche, erano infatti proibite dalla religione giudaica, sappiamo dalle fonti storiche a noi giunte, che esse erano diffuse non solo tra le popolazioni circostanti, ma anche nel territorio ebraico, come del resto -purtroppo- lo sono anche oggi nelle nazioni di antica cristianità.

Ecco allora il motivo per cui anche nelle pagine del Nuovo Testamento, come in quelle dell’Antico Testamento, troviamo affermazioni esplicite di riprovazione dell’occultismo e confronti diretti tra i servi dell’unico vero Dio e i maghi.

Esempi di dichiarazione esplicita di condanna dell’occultismo ce li dà l’Apostolo Paolo. In una lettera da lui inviata alla comunità cristiana dei Gàlati, elenca tra le opere che estromettono dal Regno di Dio anche le stregonerie (Gal 5, 20).  L’apostolo Giovanni nel libro dell’Apocalisse esclude dalla Gerusalemme Celeste chi non rinunzia al culto ai demoni, alla stregoneria e i maghi e fattucchieri di qualsiasi genere (leggi: Ap 9, 20-21; 21, 8; 22, 15).

Esempi di confronti diretti tra i discepoli di Gesù e i maghi sono i seguenti. Nel libro degli Atti degli Apostoli vediamo che quando Simone il mago, credendo di rafforzare i suoi poteri magici, disse a San Pietro, primo papa della Chiesa, che era pronto a pagarlo pur di acquistare il potere spirituale che vedeva all’opera negli Apostoli, Pietro gli rispose con parole molto dure dicendo: «Possa andare in rovina, tu e il tuo denaro, perché hai osato pensare di acquistare con i soldi il dono di Dio. Non hai nulla da spartire né da guadagnare in questa cosa, perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio. Convertiti dunque da questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato. Ti vedo infatti pieno di fiele amaro e preso nei lacci dell’iniquità» (Atti 8, 20-22).

Sempre nel Libro degli Atti degli Apostoli ci viene narrato che quando Paolo e Barnaba giunsero sull’isola di Cipro, chiamati dal proconsole Sergio Paolo che desiderava ascoltare la loro predicazione, furono contrastati da un mago che era al seguito del proconsole. Il mago cercava di impedire che il proconsole si convertisse alla fede cristiana. Allora «Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi sul mago e disse: “O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore? Ecco, la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole”. Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano. Quando vide l’accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore (At 13, 9-12).

In questo episodio del mago che per aver tentato di contrastare l’evangelizzazione di Paolo e Barnaba sull’isola di Cipro, fu colpito da improvvisa cecità, Dio ci vuol far capire che chi si dà alla magia è come se fosse cieco di fronte alla verità. Nel momento in cui San Paolo si rivolse al mago definendolo figlio del diavolo, Dio ci rivela che chi si dà alla magia entra in un legame molto stretto con il diavolo.

Ancora San Paolo è protagonista di uno scontro con una schiava indovina nella quale agiva il demonio che la faceva divinare. Nel nome di Gesù San Paolo cacciò lo spirito di divinazione da quella donna dicendo: «In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei”. E lo spirito partì all’istante» (At 16, 18).

Continuando a leggere le pagine del libro degli Atti degli Apostoli, al cap. 19 v.20, siamo informati che grazie alla predicazione di San Paolo nella città di Efeso, nota nel mondo antico per gli “scritti efesini” di magia, “la parola del Signore cresceva e si rafforzava” e una delle più convincenti conseguenze fu che «molti di quelli che [ad Efeso] avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila monete d’argento (At 19, 18-19).

I Padri della Chiesa, in continuità con l’Antico e il Nuovo Testamento, hanno condannato l’esercizio delle arti magiche e hanno dichiarato che praticare la magia significa non riconoscere il messaggio di salvezza di Nostro Signore Gesù Cristo e intrattenere un rapporto esplicito o implicito con Satana, scavalcando in un certo senso Dio.

La Didachè, il più antico catechismo cristiano, pone tra le vie che conducono alla morte, accanto all’idolatria, la magia e gli incantesimi.

L’esposizione odierna della dottrina della Chiesa riguardo le diverse forme di occultismo si trova nel Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), all’interno della trattazione dei peccati contro il Primo Comandamento ai numeri 2115-2116-2117. Tutte le pratiche occulte, infatti, rientrano nei peccati contro il Primo Comandamento, in quanto secondo l’insegnamento biblico, rappresentano, un atto di apostasia da Dio, unico salvatore del suo popolo (Dt 13, 6). Ricorrendo alle arti occulte l’uomo non chiede e non cerca salvezza in Dio, l’unico che può salvarlo e che merita la sua totale fiducia, ma nelle creature; le arti occulte, equivalgono pertanto a un gesto di ribellione nei Suoi confronti” (cfr 1 Sam 15, 23).

Leggiamo ora quello che ci insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica:

  • 2115 «Dio può rivelare l’avvenire ai suoi profeti o ad altri santi. Tuttavia il giusto atteggiamento cristiano consiste nell’abbandonarsi con fiducia nelle mani della Provvidenza per ciò che concerne il futuro e a rifuggire da ogni curiosità malsana a questo riguardo. L’imprevidenza può costituire una mancanza di responsabilità».
  • 2116 «Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che “svelino” l’avvenire [Cf Dt 18,10; Ger 29,8]. La consultazione degli oroscopi, l’astrologia, la chiromanzia, l’interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l’onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo».

Dopo aver messo in guardia i fedeli dalle pratiche tese alla conoscenza, attraverso le vie della divinazione, al numero 2117 il CCC deplora quelle pratiche che mirano al potere soprannaturale sul prossimo:

  • 2117 «Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo – fosse anche per procurargli la salute – sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancor più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all’intervento dei demoni. Anche portare gli amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. Il ricorso a pratiche mediche dette tradizionali non legittima né l’invocazione di potenze cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui».

Chiudiamo le citazioni del CCC, sempre attuali, perché oggi, come nel passato, molti si lasciano sedurre dalle vie false e ingannevoli dell’occultismo e ricercano su di esse il successo, la facile soluzione ai problemi della vita o persino colpire e fare del male ad altre persone. Anche ai nostri tempi, perciò, incontriamo persone danneggiate dal contatto con l’occultismo, o che hanno subito danni da chi l’ha utilizzata contro di loro e noi esorcisti spesso siamo chiamati a intervenire per porre rimedio ai danni provocati dall’uso dell’occultismo. A tal proposito la Conferenza Episcopale Italiana (CEI), nella presentazione della versione in lingua italiana del Rito degli esorcismi, al paragrafo 8, dopo aver invitato i pastori d’anime a «esortare i fedeli a non ricorrere mai a coloro che praticano la magia o si professano detentori di poteri occulti o medianici o presumono di aver ricevuto poteri particolari», aggiunge: «Nel dubbio circa la presenza di un influsso diabolico è necessario rivolgersi prima di tutto al discernimento dei sacerdoti esorcisti e ai sostegni di grazia offerti dalla Chiesa soprattutto nei Sacramenti».

Sempre la Conferenza Episcopale Italiana, nella presentazione della versione in lingua italiana del Rito degli esorcismi, al paragrafo 2 afferma che «la perdita di alcuni importanti valori cristiani e l’oscurarsi del senso profondo della vita, … favorisce il ricorso a forme di divinazione ….. a espressioni rituali di magia e talora perfino a riti estremamente aberranti come quelli del culto a Satana». Con queste parole si allude alla possibilità di un influsso diabolico riconoscendo che il ricorso a pratiche magiche e medianiche espone al rischio di problemi di ossessione, vessazione o possessione diabolica. L’occultismo infatti non è sempre e solo imbroglio. Alcuni, pensano che esso sia una credulità popolare senza alcun fondamento. Certamente esiste un occultismo che è solo imbroglio, perché operato da semplici millantatori, il cui unico potere è costituito dalla chiacchiera e dalla furbizia, con il fine di sottrarre denaro alle persone, e sono la maggioranza, ma dobbiamo affermare decisamente che non tutto l’occultismo è solo imbroglio o vana credenza priva di ogni fondamento.  C’è senza dubbio anche un occultismo per così dire concreto, reale per il quale demonio grazie alla cooperazione dell’uomo, riesce a esplicare sulle persone e sulle cose la sua azione straordinaria.

Nel 1993 il Cardinale Ratzinger fu intervistato dal giornalista Ignazio Artizzu. Riportiamo alcune interessanti domande e risposte attinenti al tema dell’occultismo:

Eminenza, cosa è la magia?

«La magia è l’uso di forze apparentemente misteriose per avere un dominio sulla realtà fisica e anche psicologica. Il tentativo, cioè, di strumentalizzare le potenze soprannaturali per il proprio uso. Con la magia si esce dal campo della razionalità e dell’utilizzo delle forze fisiche insegnate dalla scienza. Si cerca  -e a volte anche si trova- un modo di impadronirsi della realtà con forze sconosciute. Può essere in molti casi una truffa, ma può anche darsi che con elementi che si sottraggono alla razionalità si possa entrare in un certo dominio della realtà». ….. «[La magia] È una inversione e perversione della relazione più profonda del nostro essere: invece di adorare Dio, di sottomettersi a Dio, l’uomo intende farsi dominatore della realtà usando queste potenze occulte, e si sente il vero dominatore».

Eminenza «San Paolo, a Cipro, definisce pubblicamente il mago Elimas “figlio dei diavolo”. Possiamo dunque affermare con certezza che dietro la magia e il mondo dell’occulto c’è sempre il demonio?».

«Si. Io direi che senza il demonio, che provoca questa perversione della creazione, non sarebbe possibile tutto questo mondo dell’occultismo e della magia. Entra in gioco un elemento che va oltre le realtà della ragione e le realtà riconoscibili con la scienza, unita ad una ragione sincera. Si offre un elemento apparentemente divino, cioè delle forze che possono prestare dei successi, esperienze che appaiono come soprannaturali e spesso come divine. Sono invece una parodia del divino. Poteri, ma poteri di caduta, che in realtà sono ironie contro Dio».

«E’ questa la radice della ferma condanna espressa anche dalla Chiesa nei confronti della magia e dell’occultismo?».

«Si. Ciò comincia nell’Antico Testamento: pensiamo al conflitto tra Samuele e Saul. …… Questa condanna continua in tutta la storia della Rivelazione e riceve la sua ultima chiarezza nel Nuovo Testamento. Non è – sia chiaro – un positivismo che vuole escludere qualcosa della ricchezza dell’essere o delle esperienze possibili, ma la verità di Dio che si oppone alla menzogna fondamentale. Il nome del diavolo nella Sacra Scrittura, “padre della menzogna”, diventa comprensibile in modo nuovo se consideriamo tutti questi fenomeni, perché qui troviamo realmente la menzogna nella sua purezza totale».

In quale forma?

«L’uomo si fa dominatore del mondo sfruttando ciò che appare come Dio e quindi usa il potere per dominare il mondo in sé stesso, entrando così in una menzogna radicale. Questa menzogna appare in un primo momento come un allargamento del potere, delle esperienze, come una cosa bellissima: io divento Dio. Ma alla fine la menzogna è sempre una realtà che distrugge. Vivere nella menzogna vuol dire vivere contro la realtà e quindi vivere nell’autodistruzione. In questo senso possiamo vedere due aspetti di questa proibizione. Da una parte, semplicemente, le pratiche occulte e magiche sono da escludere perché pervertono la realtà, sono menzogne nel senso più profondo. Il secondo aspetto, quello morale dopo quello ontologico, è che, opposte alla verità, le pratiche occulte sono distruttive e distruggono l’essere umano cominciando dal suo nucleo».

Eminenza «si afferma che esistono forme di magia e divinazione innocue e “leggere”, come la lettura della mano, le carte e gli oroscopi. E si ironizza sul Nuovo Catechismo, che le ha condannate. Esiste una scala di gravità o sono tutte dello stesso ceppo, e quindi tutte gravi?».

«Esiste forse un uso più leggero, ma comunque non accettabile, perché apre la porta all’occulto. Se uno comincia a muoversi in questa direzione c’è il pericolo di cadere nella trappola più profonda. Ma il fatto che si scivola facilmente, e spesso inevitabilmente, una volta entrati in questo cammino, non deve portarci ad un rigorismo che non distingue più tra comportamenti che sono simbolo di una certa leggerezza di vita e il modo di agire di coloro che sono entrati nel pieno di queste situazioni. Una certa distinzione esiste senza dubbio, ma si deve tenere presente che un gradino guida facilmente all’altro, perché il terreno è scivoloso».

«Cosa direbbe a chi frequente la Chiesa e anche agli occultisti, o pratica egli stesso l’occultismo, credendo che l’una cosa non debba escludere l’altra?»

«Gli direi che deve cominciare a capire meglio la fede e inserirsi profondamente nel cammino cristiano, per capire che sono cose del tutto diverse. Se ascolto la Parola del Signore, con la mano nella mano del Signore, mi lascio guidare dall’amore di Cristo, mi inserisco nella grande comunione della Chiesa, andando insieme con la Chiesa sulla strada di Cristo. Ben diverso è se io comincio a entrare nella realtà grave dell’occultismo. I due atteggiamenti sono dall’inizio profondamente diversi. Capire questa distinzione è una decisione fondamentale dell’uomo, è il passo iniziale del cammino della fede. Pensiamo al rito del Battesimo, dove abbiamo da una parte il “si” al Signore e alla sua legge, e dall’altra il “no” a Satana. In tempi passati ci si voltava verso l’oriente per dire “si” al Signore e verso l’occidente per dire “no” alle seduzioni del diavolo. Con questo rito, nato in tempi in cui, come accade oggi, la Chiesa era circondata e attaccata dalle pratiche occulte, si capisce la diversità inconciliabile di questi due comportamenti. lo dico “si” al cammino del Signore e questo implica che dica il mio “no” alle pratiche magiche. Dobbiamo rinnovare in senso molto concreto e realistico questa duplice decisione. Dire “si” a Cristo implica che non posso “servire due padroni”, come dice il Signore stesso, e se dico “si” al Signore non posso nello stesso momento dire “si” a questi poteri nascosti, ma devo dire: “no, non accetto la seduzione del diavolo”. E forse, in occasione del rinnovamento dei voti battesimali che facciamo nella notte di Pasqua, si dovrebbe spiegare che ciò che pronunciamo non è un antico rituale, ma una decisione importante per la nostra vita oggi, un atto concreto e realistico».

«Esiste un punto di non-ritorno per chi ha dato la propria vita alla magia?»

E’ difficile rispondere. Se uno è entrato in ciò che il Signore chiama “peccato contro lo Spirito Santo “, come avversione a Dio e maledizione dello Spirito di Dio, pervertendo il suo spirito, aprendolo all’azione del demonio, qui si realizza forse quello che il Signore indica come il punto del non ritorno. Ma da parte nostra non possiamo giudicare questo. Noi dobbiamo dire sempre: c’è la speranza di conversione. Naturalmente, se uno è entrato in questo mondo, una conversione radicale diventa necessaria, ed è una conversione che si fa sempre più difficile, realizzabile solo con l’aiuto forte dello Spirito Santo implorato dalla Comunità della Chiesa che intende aiutare queste persone a tornare a Dio. Quindi dobbiamo sempre avere la speranza, e fare il possibile per implorare il perdono di Dio, e per illuminare queste persone e renderle aperte ad una conversione profonda. Occorre poi l’espulsione del demonio. Un rito la cui importanza, per un certo tempo, non è stata più capita dai cristiani, ma che ora riceve di nuovo un senso e un significato molto concreto. Perché si tratta di liberare le persone dal demonio che, a causa del contatto con la magia e l’occultismo, si è realmente impossessato di loro.

«Quindi sono necessari gli esorcismi?»

Certamente.

Eminenza «talvolta la gente recepisce questo discorso, ma lamenta una scarsa informazione da parte degli stessi uomini di Chiesa. Cosa fare di più per informare gli sprovveduti?».

«Dobbiamo trovare nuove forme di apostolato. Il dilagare dell’occultismo nelle forme attuali è un fenomeno abbastanza recente. Ancora dieci anni fa ci mancava anche l’informazione in proposito. Forse non eravamo preparati a questo attacco, e non abbiamo preparato sufficientemente i fedeli. Mi sembra che dovremmo predisporre brevi informazioni che dicano l’essenziale in modo comprensibile. Dobbiamo inserire questo discorso anche nelle catechesi per gli adulti e nella formazione permanente di ogni cristiano».

Abbiamo ascoltato alcuni punti di questa intervista fatta al cardinale Ratzinger, futuro Papa Benedetto XVI. Anche il suo successore, Papa Francesco, non ha comunque mancato di dire qualcosa su quest’argomento. In una omelia, durante la Messa a Santa Marta il 5 aprile 2013, così egli si espresse: «In questo mondo che ci offre tanti salvatori, è solo il nome di Gesù che salva”. … Molti per risolvere i loro problemi ricorrono ai maghi o ai tarocchi. Ma solo Gesù salva e dobbiamo dare testimonianza di questo! Lui è l’unico. E la Madonna sempre ci porta a Gesù, come ha fatto a Cana quando ha detto: “Fate quello che Lui vi dirà”. Affidiamoci a Gesù e facciamo a lui questa preghiera fiduciosa”, ”ci farà bene”».

Sempre nella Messa a Santa Marta, il 18 aprile 2016 durante l’omelia egli ha ripreso l’argomento con queste parole: «Non fidatevi di cartomanti e presunti veggenti». Ha poi messo in guardia i fedeli da «delinquenti e contrabbandieri di verità», perché «solo chi segue Gesù non sbaglia». Alla larga da «quelli che non sono Gesù, che entrano dalla finestra, sono briganti, distruggono e ingannano». Nella vita quotidiana, infatti, le decisioni vanno prese esclusivamente «in nome di Gesù e non di contrabbando».

Alle «villas miseria», le baraccopoli di Buenos Aires dove Jorge Mario Bergoglio è stato prete di strada tutta la vita, fattucchiere e maghi sono presenze incombenti e capillarmente diffuse. Papa Francesco riferisce la confidenza ricevuta da un parrocchiano argentino: «Le cose sono difficili, tante volte non vedo chiaro cosa fare, mi hanno detto che là c’è una veggente e sono andato là dal cartomante che mi ha girato le carte». Nel suo recente libro intervista «Il nome di Dio è misericordia», il papa approfondisce un fenomeno in continua crescita: «Dobbiamo chiederci perché così tante persone, uomini e donne, giovani e anziani di ogni estrazione sociale, oggi ricorrano ai maghi e ai chiromanti», sottolinea il Pontefice. E cita lo scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton: «Chi non crede in Dio, non è vero che non crede in niente, anzi comincia a credere a tutto».

Il Papa riferisce il racconto di un amico: «Ai tempi di mia nonna bastava il confessore, oggi tante persone si rivolgono ai chiromanti, oggi si cerca salvezza dove si può». Commenta il Papa: «Ci sono sempre stati indovini, maghi, chiromanti, ma non c’era così tanta gente che cercava presso di loro salute e guarigione spirituale». Infatti, «le persone cercano soprattutto qualcuno che le ascolti, qualcuno disposto a donare il proprio tempo per ascoltare i loro drammi e le loro difficoltà». Il Papa lo chiama «l’apostolato dell’orecchio». E aggiunge: «E’ tanto importante, perciò ai confessori mi sento di dire: parlate, ascoltate con pazienza, dite anzitutto alle persone che Dio vuole loro bene». L’unico antidoto alla superstizione.

 

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