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Testimonianze circa l’uso dell’esorcismo di Leone XIII
da parte di chi non ne ha ricevuto facolta’ dalla Chiesa.
Testimonianza n. 1
Una volta venne da me una donna che sembrava soffrire di violenti attacchi demoniaci. Le preghiere di liberazione non le recavano alcun sollievo. Nel colloquio mi raccontò che, esortata da un sacerdote, recitava ogni giorno l’esorcismo di Leone XIII per perorare la liberazione della sua nazione dalle forze del male.
Le risposi che recitando quell’esorcismo aveva ingaggiato una lotta spirituale più grande di lei. Se lei attaccava il nemico, senza il mandato della Chiesa, doveva anche aspettarsi che il nemico «rispondesse al fuoco».
Ho usato un esempio per illustrare questo concetto.
Immagini di essere un soldato davanti al fronte nemico. Si trova senza alcuna protezione in pieno campo di battaglia. Ha lasciato la trincea e per sua iniziativa personale corre da sola con una mitragliatrice incontro al fronte nemico che avanza verso di lei con diversi carri armati. Pensa di poter abbattere i carri armati nemici con la sola mitragliatrice?
Cosa pensa che accadrà a lei? I carri armati nemici prenderanno la mira e la abbatteranno.
In che modo avrebbe dovuto quindi reagire? Il suo posto non è in prima linea. A lei spetta un altro compito: da un terreno sicuro, deve sostenere a modo suo i combattenti di prima linea. Se lei lavora lì, i combattenti di prima linea, che hanno una maggiore esperienza, saranno più forti, più protetti e con una maggior capacità offensiva da dispiegare al fronte.
Esprimo ora il concetto in modo analogo: se lei recita l’esorcismo di Leone XIII, si schiera sul fronte di battaglia e ingaggia una lotta solitaria contro le forze del demonio. Ma questa lotta non è un gioco: il nemico è reale e al tempo stesso non innocuo, come scrive l’apostolo Paolo: «Poiché non abbiamo a combattere contro carne e sangue, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti maligni che sono nei luoghi celesti» (Ef 6,12). Lei combattendo nel posto che non le compete, rischia grandemente perché affronta un nemico che è più forte di lei da una posizione in cui può essere facilmente sconfitta.
Quindi, cosa deve fare?
«Nella battaglia spirituale dobbiamo applicare gli stessi principi di una guerra terrena. I combattenti di prima linea nell’esercito di Dio, sono i Vescovi e i Sacerdoti esorcisti. Hanno un equipaggiamento diverso e godono di una speciale di protezione di tutta la Chiesa.
Lei è una semplice fedele e non può attaccare direttamente e personalmente il nemico con armi che non sono destinate a lei. Non può recitare quindi l’esorcismo di Leone XIII che è un sacramentale della Chiesa e nel quale si usa una forma imperativa nei confronti del demonio che solo i Vescovi e i Sacerdoti che ne hanno ricevuto autorizzazione dai propri Vescovi Ordinari possono usare.
Sostenga i combattenti di prima linea con le sue preghiere. Preghi Dio perché sconfigga il nemico. Si accontenti di recitare la preghiera a san Michele Arcangelo e lo supplichi di lottare per noi contro il nemico. E preghi la Beata Vergine Maria, vincitrice di tutte le battaglie di Dio, che porterà alla vittoria. Reciti il Rosario. Si confessi e partecipi alla Santa Messa regolarmente, e cerchi di vivere la sua vita cristiana mantenendosi salda nella fermezza della fede. Questo è il suo posto nella lotta spirituale».
Di lì a poco, questa donna tornò da me per raccontarmi che stava già molto meglio e non molto tempo più tardi mi riferì che i fenomeni di cui mi aveva parlato erano scomparsi.
Ho così imparato che il documento del 29 settembre 1985 redatto dal Cardinale Ratzinger, rappresenta un grande aiuto per alcuni credenti per evitare che si espongano con negligenza o incautamente agli attacchi del demonio ritenendo erroneamente, anche se con le migliori intenzioni, che usando l’esorcismo di Leone XIII possano liberare il mondo dalle potenze del male. Quando il Cardinale Ratzinger vieta ai fedeli di recitarlo, intende quindi proteggerli e difenderli dagli attacchi del nemico, per loro imprevedibili.
Nei casi summenzionati, è stato per me un valido aiuto porre la seguente domanda: «A chi volete obbedire: a un Sacerdote che vi dice che potete usare l’esorcismo di Leone XIII per combattere il demonio o all’Autorità della Chiesa che ve lo vieta?». Questa domanda ha aiutato numerose persone a liberarsi da un grande peso.
(Don Martin Ramoser)
Testimonianza n. 2
Per motivi di riservatezza manteniamo l’anonimato dell’autrice della presente testimonianza e omettiamo quei riferimenti che permetterebbero di identificarla.
Reverendo Padre Francesco Bamonte, ho seguito la vicenda circa l’uso dell’esorcismo di Leone XIII e spero con queste poche righe di aiutare tutti a riflettere.
Vorrei con molta semplicità e umiltà, ma soprattutto nella verità, condividere la mia esperienza di vita.
Il dono della vita mi è stato dato da Dio in un paese dell’America Latina e oggi sono una Consacrata nella Vita Religiosa. Come è ben risaputo, in tante zone di questo bellissimo continente si pratica largamente la stregoneria, la magia nera, la santeria, lo spiritismo e tante altre pratiche esoteriche.
Sono nata in una famiglia nella quale si esercitava tranquillamente la magia nera, lo spiritismo e addirittura erano stati realizzati patti con il demonio: uno lo aveva fatto la mia nonna materna, un altro mio padre. Sono nata e cresciuta in questa realtà aberrante, come se fosse la cosa più normale del mondo. All’età di 5 anni ho subito la prima violenza sessuale, in un rituale di iniziazione -con profanazione dell’Eucaristia- al quale fui costretta a partecipare e a cui ne seguirono molti altri per 5-6 anni.
Sin dall’inizio fui considerata la prescelta, l’ “eletta”, colei che alla morte della nonna avrebbe dovuto continuare le sue opere di stregoneria. Dato l’ambiente familiare nel quale vivevo imparai gradualmente, come se fosse un fatto del tutto normale l’uso del pendolino, della tavola ouija per evocare i defunti, la consacrazione dei bambini agli spiriti nel ventre delle donne in gravidanza, come fare malefici e tante altre cose di questo genere.
Nella mia classe ero l’unica bambina a non aver ricevuto il Battesimo e questo, spesso, diventava per me motivo di disagio, perché mi sentivo diversa dagli altri alunni. Cominciai a desiderare di ricevere il Battesimo, ma senza manifestarlo ai miei genitori. Il desiderio del Battesimo, però, era motivato anche da un sincero sentimento d’amore che stava crescendo nel mio cuore nei confronti di Gesù e dal desiderio di diventare cristiana, entrando a far parte della Chiesa.
Un giorno -avevo 6 anni- seppi di un grande raduno organizzato da un sacerdote in una parrocchia, un po’ distante dalla mia. In quella occasione sarebbero state battezzate tante persone, bambini e adulti.
Celebrazioni collettive di Battesimi, amministrati ad adulti e a bambini, circa 40 anni fa erano molto usuali in alcune zone del Sud America, da parte di sacerdoti missionari, proprio perché il Sud America era considerata da loro “terra di missione”.
All’insaputa dei miei genitori e di mia nonna, riuscii a convincere il cugino di mio padre e sua moglie ad accompagnarmi a quel raduno, dove chiunque, non battezzato (sia i bambini portati dai genitori, sia gli adulti), poteva ricevere questo sacramento, senza alcuna preparazione previa e senza nemmeno che il parroco lo conoscesse.
Al momento del Battesimo, che si svolse in una cattedrale (che era anche chiesa parrocchiale), mi confusi con tutti gli altri battezzandi e ricevetti anch’io, con grande gioia, il sacramento. Mio cugino e la moglie mi fecero da padrino e madrina.
Al termine della celebrazione tutti i battezzati venivano censiti nel registro parrocchiale dei Battesimi.
Dopo il Battesimo, cominciai a frequentare spontaneamente la Santa Messa festiva nella mia parrocchia, ma vi andavo da sola, perché i miei genitori non vi partecipavano. Dopo un anno circa volli iniziare il cammino di preparazione alla Prima Confessione e alla Prima Comunione, che ho ricevuto all’età di 9 anni. I miei genitori non parteciparono alla Messa in cui ricevetti la Prima Comunione e non permisero che io fossi festeggiata da alcuno. Nonostante ciò, da quel momento cominciai a sentire nel mio cuore un amore sempre più grande per Gesù; e, sebbene continuassi a essere coinvolta nella realizzazione delle pratiche magiche, provavo un disagio crescente, ogni volta che le facevo. Mi sentivo, al contempo, attratta dalle attività parrocchiali e, all’età di 10 anni, mi resi disponibile per aiutare alla mensa dei poveri e al dispensario farmaceutico della parrocchia. Entrai anche a far parte del coro parrocchiale.
Il senso di disagio crescente, che sentivo nei confronti delle pratiche magiche, giunse a un punto tale che, all’età di 11 anni, rinunciai definitivamente ad esse. Nel mio cuore entrò in abbondanza la pace e la serenità, che scaturiscono dal sentirsi accolti, amati e perdonati da Dio. Contemporaneamente, però, in seguito al mio rifiuto di prestarmi ancora alle pratiche magiche e ai riti di stregoneria, si scatenò una fortissima reazione da parte dei miei familiari, che si manifestò in un continuo tentativo di farmi desistere dalla scelta fatta: mi parlavano sempre del demonio come di un “buon amico”, al quale si doveva obbedire; lui, in cambio, mi avrebbe fatto dono di tante cose, compresa la salute. Dovevo solo consegnargli continuamente la mia anima e servirlo fedelmente. Mi rifiutai decisamente e, insieme alle persecuzioni familiari, si aggiunse quasi subito una guerra aperta e tremenda nei miei confronti da parte del demonio, che di notte mi assaliva con vessazioni fisiche: cercava di soffocarmi, mi bloccava nel letto; oppure mi procurava un peso tremendo sul petto, tanto che mi sentivo schiacciare; mi appariva sotto forme mostruose e mi diceva che ero sua e non mi avrebbe mai lasciata; altre volte provocava forti rumori in casa per impedirmi di dormire. Reagivo con la preghiera e, dopo una lotta estenuante, finalmente desisteva. Potrei raccontare ancora tante altre cose che mi rendevano la vita assai difficile, però ritengo che non sia qui né il luogo né il momento adatto. È importante, però, sapere che nel frattempo ero diventata catechista dei piccoli e nel mio cuore cominciò a manifestarsi il desiderio di donarmi totalmente a Gesù nella Vita consacrata, in un Istituto religioso. Tale desiderio si realizzò all’età di 17 anni, quando entrai nell’Aspirandato di un Istituto religioso. Per la mia famiglia fu una vergogna, un disonore, un’onta che ancora oggi desiderano farmi pagare, operando rituali di maledizione contro di me. Questo gesto, infatti, fu considerato anche un sacrilegio, ed essi, nei loro riti, mi offrono continuamente a satana, chiedendogli tutto il male possibile nei miei confronti. Sono trascorsi 23 anni da allora: nel frattempo sono diventata Suora, consacrandomi per sempre a Gesù con la professione perpetua dei voti religiosi. Attualmente offro a Lui l’esperienza di continui malesseri fisici -che i medici non sanno diagnosticare- e di visite notturne del maligno, che prosegue a tormentarmi con le sue vessazioni. La preghiera e gli esorcismi della Chiesa mi sono però di grande aiuto in questa lotta.
Mi chiederete: che c’entrano queste cose con l’uso dell’esorcismo di Leone XIII?
Vi narro un fatto che, a mio parere, dimostra come non possiamo sfidare il demonio con iniziative personali o con armi che la Chiesa mette solo nelle mani dei Vescovi e di Sacerdoti che ne hanno ricevuto legittima facoltà dai propri Vescovi.
Nella casa di mia nonna si svolgevano messe nere e rituali in cui venivano sacrificati animali e profanate le Ostie consacrate che si procurava tramite dei bambini che le portavano via di nascosto al momento della distribuzione eucaristica e che ella ricompensava con denaro (a quest’ultima nefandezza della nonna io non mi sono mai voluta prestare, nonostante me lo avesse chiesto più volte). Un giorno alcuni di questi fatti che accadevano in casa di mia nonna arrivarono alle orecchie del nuovo parroco, giovane e inesperto. Senza preavviso, si presentò immediatamente in casa di mia nonna con un secchiello di acqua benedetta e l’aspersorio in mano. «Cosa fate in questa casa? Adesso ci penso io!», esclamò l’ingenuo sacerdote. Mia nonna lo lasciò entrare, gli permise di benedire e di fare tutte le sue preghiere. Alla fine, con un sorriso perfido, gli domandò come stavano i suoi parenti e gli raccomandò di salutarli. Il parroco era appena giunto in canonica, quando ricevette una telefonata: veniva informato che suo padre, recatosi in campagna, non era più tornato ed era introvabile. Trascorsero sei giorni di inutili ricerche, quando fu ritrovato morto. Sul terreno e sul suo corpo vi erano evidenti tracce di un rituale satanico. Eppure, in quel luogo, coloro che erano alla sua ricerca erano passati in precedenza diverse volte, ma non avevano notato nulla. Il giovane parroco, poco tempo dopo, cadde in una tremenda depressione e dovette essere rimosso dalla guida della parrocchia.
Vengo ora a me. Da anni sono sottoposta regolarmente ad esorcismi per essere aiutata nelle continue vessazioni del maligno, che sperimento nella mia carne e so quanto sono delicate e umilianti le cose che possono venire alla luce o accadere durante un esorcismo.
Immagino, anzitutto, i possibili traumi psicologici che ne conseguirebbero se l’esorcismo fosse qualcosa che ogni persona, senza aver ricevuto una preparazione adeguata e senza che sia stata verificata la sua capacità ad assumersi un tale compito, facesse senza un mandato espresso da parte della Chiesa.
Inoltre, temo, per la mia esperienza, che si aprirebbero delle porte, attraverso le quali queste persone sarebbero attaccate in maniera molto forte dal demonio, divenendo a loro volta sue vittime e bisognose anch’esse di esorcismi.
Spesso, infatti, giungono alle Comunità monastiche richieste di preghiere in favore di persone sottoposte a esorcismi da Sacerdoti autorizzati. Queste richieste danno molto fastidio ai demoni, i quali cercano di vendicarsi su quelle Comunità e non è raro che Dio, per i fini misteriosi della sua Provvidenza, a volte permetta delle loro azioni di disturbo. Ora, se questi “disturbi” si verificano quando si fanno semplici preghiere quotidiane nelle quali si affidano le persone tormentate dal maligno alla Madonna e si offrono per loro sacrifici giornalieri, mi chiedo che cosa potrebbe accadere se qualcuno, senza godere della protezione assicurata da un mandato ufficiale della Chiesa, cominciasse a fare esorcismi, anche senza rivolgersi direttamente al demonio, ma semplicemente invocando l’aiuto di Dio servendosi di quelle che nel rito degli esorcismi della Chiesa sono definite “formule deprecative!”.
Nel mandato ricevuto dal Sacerdote esorcista scorgo la figura materna della Chiesa, che non abbandona mai i suoi figli e vi vedo la cura e la preghiera di tutta la Chiesa: non del singolo che opera in maniera privata e autonoma, ma l’unità e la forza della comunione ecclesiale.
Affido alla Madonna queste poche righe, che spero possano servire al bene di tante anime, nel desiderio che questo bene possa in qualche modo ridondare anche per la salvezza dei miei famigliari, ai quali ho sempre perdonato e di cuore perdono. Con questa intenzione concludo con l’antica preghiera per mezzo della quale i primi cristiani chiedevano l’intervento della Madre celeste:
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio, non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.